“But I can’t think for you You’ll have to decide Whether Judas Iscariot Had God on his side”
Bob Dylan

Giuda iscariota venne mandato dalla casta sacerdotale di Gerusalemme in Galilea a monitorare Gesù. Li, gli diventa amico intimo. 

Da uomo di mondo si trasforma ben presto in un fedele: forse il più entusiasta fra gli apostoli. È colui che crede che Gesù superi la crocifissione, è colui disposto ad organizzarla per convincere il mondo di avere ragione. 

cos’è che volevi 

quando mi hai baciato la guancia? 

c’era qualcuno a guardarci

quando mi hai dato quel bacio?

 (What was it you wanted)

Giuda, come simbolo del connubio tra amore e morte, bacia Gesù. Un bacio vero, spassionato, un bacio che già altre volte aveva dato: un bacio sincero, che guarda negli occhi e non si tira indietro. Così vero da meritare il perdono. 

Così come l’amore, anche la morte non fu unilaterale: dopo la crocifissione di Cristo, Giuda fu l’unico a togliersi la vita. Egli non arrivò nemmeno alla resurrezione. 

Ci sono baci che sembrano gigli
sublimi, ingenui, puri
ci sono baci traditori e codardi,
ci sono baci maledetti e spergiuri.
Giuda baciò Gesù e lasciò impresso
sul viso di Dio, il segno della sua viltà,
mentre la Maddalena con i suoi baci
fortificò pietosa la sua agonia.
Da allora nei baci palpitano
l’amore, il tradimento e il dolore.
(Gabriela Mistral)

Ma cosa significa giudizio?

Dal latino iudicare, derivazione di iudex (giudice), ius + decs (dicere), cioè colui che dice, che si pronuncia sul diritto.

Cos’ho da dire?

Giuda è una storia millenaria che riprende vita nei nostri corpi e nelle nostre voci, vuole parlare all’oggi portandosi dietro il peso degli archetipi di ieri.

Ma come fondere passato e presente in un’epoca in cui il giudizio è sempre più universale? 

Cosa siamo disposti a dare per quello in cui crediamo?

Gli uomini sembrano essere impigriti: sembrano voler trovare nel rapporto con gli altri un passatempo, un gioco da compagnia. È sempre più raro parlare e conversare su fatti reali, che ti muovono da dentro. 

E qual è allora il ruolo dell’arte e dell’artista?

Quanta paura abbiamo della sincerità?

Essere sinceri come uomini prima di tutto. 

Essere sinceri con noi stessi e poi con gli altri, fedeli a una propria motivazione morale ed etica: non si tradisce esclusivamente un altro.

Ma cosa significa integrità?

Per poter parlare ed essere ascoltato devi prima sapere dove sei e cos’hai da dire. Si, ma parlare è importante: oggi nessuno parla più. Non esistono più salotti di conversazione, caffè in cui riunirsi. Non ci sono più luoghi d’incontro per giovani o per menti eclettiche. Non si parla, non si scende per le strade a diffondere nessun verbo: ognuno è convinto, nel proprio piccolo, di avere idee più giuste. 

Ma se il corpo fosse in fermento e il cuore battesse e bruciasse per un ideale, un sentimento o una persona, getteremmo il nostro nome in pasto al mondo? 

Una lotta che non deve necessariamente essere sanguinosa, una guerra non di spada, ma fatta con le parole, con i baci, con i pensieri. 

Ormai, in questo mondo in cui ognuno ha gli occhi bendati e la bocca coperta, dove la paura regna sovrana, non c’è più confronto, non c’è più aria di dialogo o di battaglia. 

Oggetto dell’indagine proposta e finora introdotta è il bacio: il bacio oltre noi, il bacio che strappa e non unisce, che segna il movimento del pendolo tra sacro e profano, da paura a coraggio.

Quante volte ti sei sentito come Giuda?

Quante volte hai mentito e sacrificato una cosa a te cara? 

Perché si tratta di un passato che non passa: si tratta di una generazione ritenuta senza valori, senza principi morali. È il momento della sessualità fluida, di tutte le questioni legate non solamente all’orientamento sessuale ma anche all’identità di genere: alla definizione di noi stessi. 

Bauman scrive “Società Liquida” nel 1999 e da qui partiamo, fino ad arrivare al nostro pensiero di società, nata nel nuovo millennio.

La storia di Giuda è segnata da colpe e giudizi, egli è stato condannato per tutti i secoli a venire: ma è veramente così?

Con occhi distaccati vorremmo mostrare come tutto il mondo, come tutti gli esseri di tutte le generazioni, siano uguali: la storia si ripete sempre. Non c’è, in questo senso, un peccato più grande di un altro. Ma c’è chi, nonostante tutto, sceglie di non vivere in questo modo: c’è chi, nonostante tutto, sceglie di andarsene. E la vita, nonostante tutto, continua. 

Qual è il valore del tuo giudizio? 

Il lavoro

Sia il laboratorio che la performance nasceranno da queste premesse. 

Da qui siamo partiti per esplorare, in improvvisazione, quello che Giuda richiama. 

Innanzitutto vivendolo con il corpo, in senso puramente fisico, e ne è derivata una sensazione di oppressione e libertà: quasi fossimo stranieri in un paese che non ci vuole accogliere.

Da lì, abbiamo lavorato con vari focus sulle sedute, sulle altezze, sulle direzioni. 

Abbiamo lavorato con la voce sulla delicatezza, sulla luce che illumina e che mette in ombra, sulla sinuosità. 

Come se fossimo parte di una luna che non si mostra mai per intero, abbiamo lavorato sul bianco: con un tavolo bianco, con sedie bianche come se sedessimo sulle nuvole. 

Poi il richiamo terreno della libertà, di casa.

Una cena in famiglia, i discorsi che non vuoi sentire, le conversazioni che ti martellano le orecchie. 

I baci di cortesia dati ai parenti lontani. 

I baci lontani che sogni quando ti perdi nei pensieri. Quando per non ascoltare altro ti chiudi in te e vai in bagno a sciacquarti la faccia: i baci che, come acqua, ti bagnano, ti sbavano, ti prendono e trasportano nel flusso che è la vita. 

Giuda è prima di tutto negli sguardi taglienti, nei grandi silenzi e nei grandi urli. È tra corse e salti, tra voci spezzate e canti antichi, tra immagini profane e grandi preghiere. 

E se l’arte non è altro che tradire quanto già affermato precedentemente, non è che cambiare direzione sempre, sapersi spostare, abbiamo indagato più direzioni possibili per trovare il nostro posto nel mondo di oggi.

Il tutto basato sul metodo sulle azioni fisiche e tutta la parte onirica del teatro sensoriale di Enrique Vargas 

Un viaggio senza fermarsi attraverso le emozioni che un artista attore vive in ogni suo spostamento.

Un percorso che nasce dall’esigenza di un attore vivo.

La proposta 

Da venerdì 14 luglio alle 14, alle 19.00 di domenica 16 luglio, dove si realizzerà la performance finale.

Costo totale compreso vitto e alloggio: 70 euro 

Condotto e sognato da Giovanni Berretta 

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