A metà del ‘700 una giovane nobildonna, Cornelia, promessa in sposa al Duca di Francia è segregata per ordine dei genitori in una villa sperduta nella campagna veneta, con il divieto assoluto di poter comunicare con il mondo esterno; la fidata nutrice è incaricata di sorvegliare sia lei che Rosa -contadina dai modi schietti e popolani- assunta dalla famiglia per farle da serva. Il motivo di una così dura punizione consiste nel fatto che la giovane è rimasta incinta durante un incontro amoroso con uno sconosciuto, e nella conseguente necessità, per la famiglia, di nascondere la gravidanza per non compromettere il già combinato matrimonio con il nobile d’oltralpe. Dopo un iniziale stato di estrema conflittualità, le due donne, così lontane per educazione e per rango, scoprono di avere più punti in comune di quanto non potessero inizialmente supporre e tra loro nascono sentimenti di solidarietà, di simpatia e di amicizia che la fidata nutrice mal tollera temendo che Rosa possa non mantenere l’incarico per il quale è stata assunta. Nel terzo atto una serie imprevedibile di colpi di scena porta a un inaspettato, e tragico, finale.

– Vitorchiano (Vt) Premio Fitalia alle tre migliori attrici, premio alla regia, premio miglior spettacolo.
– XIII concorso teatro Tegoleto Premio miglior attrice e miglior spettacolo.
– Montecarlo (Lu) Premio miglior attrice Gabriella Ghilarducci, miglior spettacolo e miglior regia.
– Pisa Premio migliore attrice Gabriella Ghilarducci e premio migliore scenografia
– Castelfranco Pisano Rassegna “La vetrina ” – Premio miglior spettacolo
– Fitalia 2011 Premio miglior spettacolo, miglior attrice Gabriella Ghilarducci
– Viterbo – Premio migliori attrici Gabriella Ghilarducci e Barbara Pucci

Note di regia

I PERSONAGGI Cornelia: La contessina e’, all’inizio, vestita di una tonaca nera che, da un lato, esprime la sua condizione di reclusa mentre dall’altro ne sottolinea la chiusura interiore esaltando il suo sentimento di desolazione e di rancore nei confronti della famiglia e di tutti coloro che la circondano.Nell’ evolversi dell’ azione il personaggio cambia progressivamente il suo modo di porsi nei confronti di coloro che le sono vicini – il mondo esterno ormai non le appartiene più – e la maturazione del suo stato d’animo viene rappresentata dagli abiti che indossa, dai colori sempre più chiari. Rosa: La serva è l’elemento più genuino tra i personaggi ed i suoi cambiamenti umorali e passionali denotano una continuità comportamentale e psicologica; nella sua (in)cultura contadina mostra una incredibile forza d’ animo che solo secoli di povertà e di sofferenze possono averle inculcato. Emblematica, a tal fine, e’ la frase che pronunzia nel momento più tragico del dramma: ” un’altra serva o un’altra puttana, che differenza fa? ” Delle tre è l’unica che ha un momento di compassione commettendo un atto bestiale sacrificando la sua unica figlia. La nutrice: Donna complessa ed indecifrabile; ho cercato di porre in risalto la sua freddezza interiore, peraltro in alcuni momenti contrassegnata da segni di debolezza emotiva, sia con il suo vestito sia con i suoi movimenti.E’ solo nel finale che viene fuori la sua vera natura, celata agli occhi del mondo e repressa a se stessa.

I COSTUMI I costumi dalle tonalita’ forti e dai colori accesi che risaltano in modo particolare sullo sfondo nero, rimandano, come abbiamo gia’ detto, alle pitture postrinascimentali e sono stati pensati e voluti per far riaffiorare alla memoria dello spettatore i dipinti del Caravaggio, emblema della rivoluzione pittorica del primo seicento e maestro della rivoluzione artistica che ha influenzato la pittura di tutta l’ Europa ed in particolar modo dei fiamminghi . I colori L’utilizzo del rosso, del verde e del blu – che hanno anche un significato simbolico -, le tante sfacettature, i contrasti di colore, di luce e di musica, le contrapposizioni sono elementi studiati per attrarre e stupire lo spettatore, calandolo a poco a poco in un mondo irreale eppure così vivo.

IL SIMBOLISMO L’ ambientazione asettica e minimalista e’ intenzionalmente finalizzata a non rendere definibile un preciso periodo storico ed il lavoro – nonostante gli espressi riferimenti al settecento veneziano – acquista una valenza temporale universale, collocandosi idealamente in ogni epoca. Ho altresì cercato di rappresentare simbolicamente la gestualità del corpo e dei movimenti dei personaggi stessi. Attraverso questa intuizione prenderanno il giusto valore le tinte degli abiti ( dal rosso della passione al verde della resurrezione); i calici di vino rosso (simbolo del sangue), il canestro di frutta contenente uva e melograni ( comuni emblemi del martirio) e pomi ( allusivi tanto a frutti di grazia quanto al peccato originale). Ho poi pensato allo specchio come ad un incantesimo, per confrontare la realtà con l’ immaginifico che, nella sua rappresentativa veridicità, non lascia spazio al ricordo.

LA MUSICA Le musiche, infine, non hanno una precisa collocazione temporale volendo sottolineare lo stato d’animo del personaggio nel tentativo di coinvolgere lo spettatore per far sì che egli poco a poco senta nascere dentro di sè le stesse sensazioni che ho cercato di trasmetter agli attori, rendendo così possibile la percezione delle sfumature e dei cambiamenti d’umore dei personaggi

L’ATTESA regia di Luca Brozzo – con Gabriella Ghilarducci – Barbara Pucci – Patrizia Pucciaraelli – scene, costumi, musica Luca Brozzo – fonico Marco Fini
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