Di e con: Nicola Pinelli e Giovanni Berretta
Ed egli a me:
“Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto, se ben m’accorsi nella vita bella”.
(Dante, Inferno XV canto)
In tre atti da 11 minuti si rivivono e declamano in scena i passi selezionati dall’Inferno di Dante e dal Neuromante di Gibson. Il passato, il classico radicato nella nostra cultura si interfaccia con il cyberpunk, il mondo attuale rilegge e trasforma le sue radici diviso tra la nostalgia delle origini e la propensione all’evoluzione e lo sviluppo tecnologico.
Il borgo, il paese così rassicurante nelle sue abitudini consolidate, muta inconsciamente in uno “sprawl” mentre imita i servizi e l’offerta delle grandi città in una distopia a base di sushi e cocktails molecolari. Il nuovo Inferno si palesa nei bagliori degli schermi, negli slogan, i nuovi gironi sono i turni di lavoro e le code nel traffico, i demoni hanno connessioni fortissime e stabili con le righe del codice di ogni servizio di cui usufruiamo.
Così è il tempo di svelare la stella, di ballare rompendo ossa e tensioni accumulate…
di bere finché la bocca non è colma, sbavando emozioni, trascendendo l’estasi del sogno.
In scena un microfono, una loop station, una cassa.
Due corpi.
«Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto.»
(William Gibson, Neuromante)
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